L’impantanarsi di questa
maggioranza targata Pd e sodali, invischiata nel sottobosco, che fu
democristiano, popolato di favoritismi e clientele, importa, come contraccolpo,
almeno in una parte della cittadinanza, quel vago senso di nausea nei confronti
della cabina elettorale. Un appuntamento vissuto come vuoto esercizio di un
diritto privo di senso. Quella domenica (saremo in primavera inoltrata) andremo
al mare? O faremo una gita fuori porta? Un modo come un altro per riconsegnare
questa città, o quello che ne resta, alle stesse persone che l’hanno depredata
in questi lunghi dieci anni. Certo, in ogni caso Lapenna non sarà più sindaco,
ma, come diceva qualcuno, eripitur persona, manet res, tolta la maschera,
rimane la sostanza, oppure, contestualizzando il testo, si perpetuerebbe, per
cooptazione, quella classe politica che stiamo vedendo all’opera. Vasto ha
bisogno d’altro, ha bisogno del mio e del tuo voto, della tua adesione, anche
critica, dell’impegno di tutti. La partecipazione popolare ha un senso, una
valenza plasticamente testimoniata dalla sala piena, quella degli ex palazzi
scolastici in corso Italia, e dall’attiguo locale dove i volontari hanno
raccolto le firme a sostegno della candidatura alle primarie di Massimo
Desiati. Il quale, dopo cinque anni di opposizione in consiglio comunale, dove
è stato sempre presente su tutti i problemi, si propone al voto dei Vastesi per
amministrare, da sindaco, la Città. Non è solo: Bischia, D’Alessandro, Del
Prete e Sigismondi, con la loro presenza e il loro apporto, danno spessore ad
una candidatura che, già da ora, si presenta come solida. Ma non basta. Occorre
l’impegno di tutti. Cinque anni fa eravamo tanti, ora siamo di più.
g.z.
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