giovedì 11 febbraio 2016

UTERO AD EQUO CANONE (ANDIAMO PEGGIO)

Ci dicono, ci spiegano, col fare sussiegoso e preoccupato, con simulata partecipazione emotiva, che si tratta di prevenire la triste anabasi dei minori verso gli orfanotrofi e le case-famiglia. La sorte dei bambini, concepiti al di fuori di ogni logica e di ogni etica, che non conoscono la dualità, biblica, uomo-donna, se si preferisce maschio-femmina, argomentano senza convincermi, ma trovando facile e sicuro approdo nel rimbambimento di una società in preda al delirio, è segnata. Meglio intervenire legislativamente, così ci illuminano, e riconoscere una genitorialità dove non esiste. E' il rovesciamento di quella sacralità della legge, ahinoi, che dovrebbe attingere dal diritto naturale in vista del bene collettivo, soprattutto dei più piccoli. L'uomo si fa arbitro della vita e della morte, giudice e artefice di una palingenesi del fatto antropologico, che in pochi continuiamo a pensare immutabile. Il dato di fatto, sostenuto da una propaganda asfissiante che ottunde le menti, la convivenza dei bimbi nell'ambiente artificiale della nuova famiglia, reclama il crisma nell'ordinamento giuridico statuale. Che a sua volta avrà una ricaduta moltiplicatoria sulle abitudini in atto. Assisteremo ai viaggi riproduttivi oltre frontiera, ultima evoluzione del turismo sessuale, ma anche appena al di là della porta a fianco. Tanto, basta pagare. L'utero disponibile si trova sempre, anche nello stesso condominio, o nello stesso pianerottolo. Roba da ricchi, da viziati. Il popolo italiano, che, ripeto, non è più popolo perché semplicemente non ha più coscienza di sé, aspetta altro dal parlamento, o almeno dovrebbe chiedere altro, dovrebbe reclamare pane, lavoro, sicurezza e cultura. Alla fine erigeremo una statua alla relatrice di una legge assurda. Auguri. E figli maschi. Comunque, vedete voi.          


g.z.

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