La politica, degradata a luogo geometrico dell’affermazione
di bassi istinti, è lo sbocco naturale dell’affarismo. Dopo aver falsificato il
testamento, a pro di un portafoglio ipertrofizzato, eccoti il proscenio del
flatus vocis, dell’inconsistenza. Qualche imbecille che applaude, giusto tre o
quattro, si trova sempre, qualche reggi-microfono che deve riempire gli spazi
destinati alla cronaca, anche. Avanti così, nella puerile illusione che la vita
sia un gioco. E che la maleducazione ricevuta dai genitori sia il marchio di
fabbrica da ostentare di fronte all’universo mondo.
g.z.
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