domenica 7 settembre 2014

UN “SAN…O ROSSORE” SULLE GUANCE

Eravamo più seri, non c’è dubbio. Lo scoutismo cattolico di qualche decennio fa, geloso delle sue specificità, non avrebbe consentito a nessuno di farsi usare quale passerella di questo o quell’altro, comunque persone in cerca di notorietà e di sovra-esposizione nei telegiornali serali. E poi l’intervista concessa alla rivista scout, gli abbracci, i baci, la finta (e falsa) ritrosia a parlare di politica, gli applausi a scena aperta. Nel senso che, appena aperta la bocca dell’oratore, giù ovazioni ad ogni flatus vocis. Calzoni corti, divisa d’ordinanza, la promessa, e poi il giuramento scout, ci conducevano sulla strada della sobrietà: cucina da campo alimentata a legna, che portavamo da casa, una tenda, un sacco a pelo e un buco in terra, in mezzo agli alberi, per i bisogni corporali. Mai ci saremmo sognati di ricorrere, per i nostri raduni, a strutture prefabbricate, tende da circo e tutto quanto esula da quella che per noi era una scelta di vita. Ma i soldi da dove li prendono? Lo scoutismo, ahinoi, insegue il mondo, lo adula e si lascia adulare. Un po’ di vergogna, per favore.


Giacinto Zappacosta

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