Sono quelli sempre
pronti a tifare per l’Etna e per il Vesuvio, con l’aggiunta del Marsili. L’auspicio,
in stretto rito pagano-gallico, è che lapilli e gas venefici distruggano tutto
ciò che si trovi a sud. A sud di che? Non importa, purché sia a sud. D’altra
parte, la geografia non è il loro forte: basti ricordare un tale Speroni che,
unico essere umano al mondo, vedeva, ben marcata, una linea di confine tra
Calabria e Campania, due regioni, come noto, separate da un lembo di terra
appartenente alla Basilicata. Sono quelli sempre pronti a ricordarci che
l’ignoranza alberga immancabilmente a sud, dove sono di casa i sette peccati
capitali. Però, a proposito di ignoranza, qualcosa non quadra, anzi stride,
sconquassa, annientandola nel ridicolo, la dottrina padana, fino a ieri così
solida, granitica. L’apostrofo, ce lo hanno insegnato a scuola (elementare), ha
la sua importanza. Eccoti allora che un sacerdote del dio Po, in cerca di sovra-esposizione
mediatica, si fa immortalare, nell’aula
del Senato, in una posa imbarazzante, che meriterebbe un bel “tre” in pagella,
un quarto d’ora dietro la lavagna e la richiesta, da parte dell’insegnante, di un
colloquio coi genitori del somaro. A pro dei padani, va specificato che
l’espressione “qual è” non tollera l’apostrofo in quanto trattasi di
troncamento, non già di elisione. Buono studio.
Giacinto Zappacosta
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