Non mi spetta, non mi compete, non rientra nel
mio profilo professionale. In sintesi, è il loro vademecum. Una specie di
melina all’olandese, quello stanco e inconcludente girovagare del pallone tra
l’erba del campo sportivo. Mi piacerebbe chiamarli uno per uno e dire loro:
ecco, scrivete su questo foglio quello che avete fatto ieri. Il bello è che i
colleghi della vicina e confinante San Salvo, a fronte della medesima
richiesta, necessiterebbero di due o più fogli per annotare interventi e
sopralluoghi effettuati nelle ultime ventiquattro ore. Sarà l’aria, sarà il
clima semi-collinare temperato dall’Adriatico. Sarà l’atavica indolenza. Sarà,
molto più probabilmente, che siamo di fronte ad una metafora, priva, però,
degli apprezzabili risvolti letterari ai quali ci aveva abituato Sciascia.
L’annosa, insuperabile atmosfera da vertenza continua, sostenuta in modo
particolare da un sindacato autonomo, è la rappresentazione, su base locale, di
quello che è in effetti lo stato di una intera nazione, un’Italia umiliata dai
conservatorismi e dagli individualismi protetti, strozzata dagli interessi di
caste e compagnie a briscola di varia natura. Nel terreno paludoso e pestifero
dei veti e dell’auto-sottrarsi ai compiti e ai doveri, si muore di noia prima
ancora che di infarto procurato da incazzatura. E l’incazzatura, in prima
istanza, ti fa salire il sangue in testa perché il discorso, non esplicitato ma
consequenziale, è che, tanto, se non esco io dopo le ore 20 (ma a che ora vanno
a dormire questi?), il servizio viene assicurato da altri. Polizia di Stato,
Carabinieri e Guardia di Finanza ringraziano. Come ringraziano i cittadini che
non hanno il piacere di vedere un solo vigile urbano, fosse anche per cinque
minuti, nel marasma quotidiano che si sviluppa in quelle che ormai sono le
arterie principali della Città, vale a dire viale Giulio Cesare e corso Europa.
Tanto per dirne una. Facciamo così: la Polizia locale di Vasto dichiari
preliminarmente quello che desidera fare, a quali compiti può far fronte. Per
il rimanente, ci affideremo al Padreterno.
Giacinto Zappacosta
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