Verrebbe da
dire, con una iperbole, che il Pd ha registrato un successo elettorale da
capogiro grazie alla questione morale, che bussa con insistenza, non da oggi,
al portone di via del Nazareno. Ma è una iperbole, appunto, innocua e fatua.
Eppure… Se si votasse oggi, il Pd vincerebbe di nuovo a mani basse, distaccando
ulteriormente gli immediati inseguitori, che si stanno ancora leccando le
ferite. Gli è che Renzi piace, è simpatico, piacevolmente chiacchierone. Dice
quello che gli Italiani vogliono sentirsi dire. Lo stesso saccheggio delle
risorse pubbliche, ormai strumentali rispetto a logiche spartitorie e
affaristiche, appare ai più, all’opinione pubblica, a noi popolo elettore, come
un fenomeno sociologico rassicurante, un quid che ti fa sentire il politico
come uno di noi, del tutto simile al nostro έθος, alle nostre abitudini. Eccoti
quindi l’apoftegma, grandioso, illuminante, di Alessandra Moretti, astro
nascente del nuovo corso: “…distinguere le responsabilità del sindaco Orsoni che pare, diciamo, abbia ottenuto un
finanziamento illecito, ed è un tipo di reato per il quale risponderà, rispetto
evidentemente alle responsabilità di un ex governatore che si chiama Galan il
quale sembra invece essere, diciamo, protagonista di un vero sistema di corruzione
e di appalti. Io credo che sia una distinzione doverosa”. Torna, sempre apprezzato, il vecchio ritornello, quello che distingue
chi ruba per mero arricchimento personale e chi, viceversa, in virtù di un moto
altruistico dell’animo, riversa a favore del partito. Dopo tutto, farsi
eleggere, sia pure a suon di mazzette, va ascritto a merito del singolo
militante. È un seggio in più. La Moretti non considera (e come potrebbe?) che
la dazione ambientale falsa in partenza la competizione elettorale, a favore del
disonesto e a discapito di chi è al di fuori di certe cordate. Ma, arrivati a
questo punto, non ci scandalizziamo più di niente. Anzi, vogliamo vederci
riflessi in chi ci rappresenta nelle istituzioni. La moralità, e qui parlo
esclusivamente della moralità politica, è una cosa da vecchi, cosa superata, da
ingenui sognatori, consegnata in via definitiva ad una storia non più
ripetibile. E intanto il nuovo, inesorabile, avanza.
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