Il mare si aggiunge, a caratterizzare la storia, il clima, le
vicissitudini di una popolazione, ad un dato che sussiste di per sé. La
toponomastica lo suggerisce e lo conferma, raccontandoci quello che a prima
vista ci sfugge. Vasto Marina, Lido di Camaiore, Casalbordino Lido sono
allusioni, nemmeno tanto velate, ad un fatto ben preciso: il centro abitato, il
nucleo storico pre-esiste, esiste a prescindere rispetto all’accesso al mare,
elemento succedaneo acquisito nel corso del tempo. A ridosso delle spiagge, o
delle scogliere, trovi insediamenti votati perlopiù al turismo, al periodo
delle vacanze, con gli alberghi, i punti di ritrovo nella bella stagione, gli
stabilimenti balneari e gli ombreggi. Certo, le ondate migratorie agostane
creano e rafforzano le condizioni per uno stazionamento, che dura per tutto
l’anno, di quella fetta della popolazione locale che vive con continuità nella
parte della città più vicina al mare, ma se vuoi entrare in contatto con
l’anima di quella gente, caratterizzata nel suo dialetto, quello puro,
custodito dai vecchi, nelle sue chiese, nei suoi monumenti, devi allontanarti
dalla battigia ed inoltrarti nel centro storico. Anche Venezia, che pure vive
in simbiosi col mare, col suo Lido, il Lido di Venezia, appunto, sembra non sfuggire
alla regola che vuole questa specie di dicotomia tra la sede comunale e
l’affaccio rivierasco. Ma come in ogni regola, c’è un’eccezione, e si tratta di
un’eccezione davvero caratteristica. Taranto, la Città dei Due Mari, si
immedesima e si confonde col suo golfo, con le sue isole (le Cheradi e la città
vecchia).
G. Z.
continua
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