Magna Grecia, museo, reperti archeologici, storia
È una città molto
bella, particolare. Situata nella parte più interna dell’omonimo golfo, Taranto
sviluppa il proprio centro storico su un’isola, “la città vecchia”, dove sono
presenti 40 chiese, tutte da visitare. Altre due isole, San Pietro e San Paolo,
le Cheradi, non abitate, sono prospicienti il lungomare. Insomma, il panorama è
invitante, e lo era anche per i coloni spartani che, nel 706 a.C., fondarono la
πόλις, la città-stato. E a Taranto, in effetti, si respira la Magna Grecia, con
le rovine, i reperti, il Museo Archeologico che conserva i famosi ori. Sì,
perché gli Spartani, fondata Taranto, divennero abilissimi artisti del prezioso
metallo, importato dalla Tracia: orecchini e gioielli di tutte le fogge
incantano ancora il visitatore. Sono vestigia di una grande civiltà che si
sviluppò in questo lembo d’Italia, una civiltà, quella tarantina, che raggiunse
il suo apice sotto Archita, capo dello stato, filosofo pitagorico, quando la πόλις
contava 300mila abitanti, molti di più di quelli attuali. D’altra parte, a
Taranto basta grattare la terra, o ristrutturare un palazzo per trovare una
qualche traccia di quella gloriosa presenza, come per esempio le tombe,
attualmente all’interno di condomini o scuole, ma in ogni caso visitabili. I
Tarantini, in effetti, quelli di adesso, vivono all’interno del loro passato,
in simbiosi con quello che li ha preceduti. Ma Taranto non è solo Magna Grecia,
con i suoi letterati quali Livio Andronico e Leonida, che si studiano tuttora a
scuola, perché prima dell’arrivo dei Greci c’erano gli Iapigi, giunti 300 anni
prima e, a ritroso, i Pelasgi, popolazione mediterranea insediatasi alle porte
dell’attuale città, in località Saturo, 2.500 anni prima di Cristo. Lo stesso
punto, Saturo, dove, molto tempo dopo, sbarcarono i coloni spartani. E il
cerchio si chiude.
Giacinto Zappacosta
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