martedì 15 aprile 2014

PESCARA - Mobilità ciclistica: tutto tace



Rotatoria via De Gasperi.  Sono già ripassato diverse volte sul luogo della mia caduta della mattina di giovedì 14 marzo. In macchina e in bicicletta. Con un po' di apprensione mi sono guardato intorno cercando, senza riscontri utili, la possibile causa dell'incidente.
Ma l'altro giorno mi sono proprio fermato per osservare meglio. Ho messo la bici da parte per fare qualche foto.

Mi sono accorto che si tratta di un crocevia di una certa complessità, di cui il forse il progettista non si è reso conto, ma che deve aver suscitato la sua meraviglia e il suo stupore nell'ammirarne il progetto sulla carta.
Un groviglio di corsie di marcia in entrata e in uscita di cui alcune doppie, converge sull'anello centrale, per smistare e smaltire il traffico che ormai, dopo più di un ritocco costruttivo, proviene da tutte le direzioni.
Auto, soprattutto, furgoni, moto, autobus e anche biciclette. Ritrovarsi tutti qui e tutt'insieme, in questo nuovo luogo, "non luogo"mcome direbbero gli urbanisti, di forzoso incontro veicolare e di anonima aggregazione urbana.
Ci sono passato centinaia di volte, in bicicletta, e come me tanti altri. Specialmente se si viene da sud, nel tratto prospiciente il rondò bisogna stringere i denti e i muscoli per guadagnarsi con autorevolezza la propria corsia di transito: la strada si fa accidentata, ruvida, increspata, insidiosa, e la breve salita rende l'esperienza ancora di più estrema. Inoltre, ad ogni intersezione con le altre vie affluenti, bisogna ricordare se non imporre la propria esistenza di ciclista alle auto che insidiose affacciano il proprio muso sull'anello carrabile per tentare di entrare nel cerchio.
Basta uno scarto, una piccola incertezza, una distrazione, e si viene espulsi dal flusso e rientrare diventa arduo.
Il disagio e i rischi di chi transita su due ruote, tra buche e restringimenti, sono totali, mentre non sono avvertiti da chi viaggia su quattro ruote, seduto su sedili in pelle.
Ma evidentemente nella mente del progettista, masse che non superano i 100 kg, bici, e masse di oltre una tonnellata, auto, con risposte in termini di accelerazione completamente diverse, possono stare dinamicamente insieme.
Tracce di piste ciclabili, due, di consistenza improbabile, si rinvengono nei dintorni solo alla attenta lettura dei pochi cartelli segnaletici. Piste che comunque salgono e scendo dai marciapiedi, hanno ripide rampe di ingresso, zigzagano nella loro residuale dislocazione. Due soluzioni quasi offensive!
Una pessima scena di una pessima pianificazione; ancora peggiore se inquadrate nel vuoto istituzionale che caratterizza il confronto sui temi della mobilità.
A proposito, ma qual è l'orizzonte prossimo venturo della mobilità a Pescara? Silenzio! Tutt'intorno al rondò, da decine di poster, le facce dei candidati della prossima competizione elettorale, che dalla loro statica posa fotografica osservano sorridenti, promettendo una vita diversa.



Giancarlo Odoardi - Presidente Pescarabici

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